Paperless e paper addicted
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Gianni Mura picchietta allegramente i tasti della sua Olivetti Lettera 32 nella sala stampa del Tour de France. Non è un racconto d’epoca, è il 24 luglio 2011 e Mura scrive il suo pezzo, come tutti gli anni, con la sua macchina da scrivere, sotto lo sguardo divertito e compiaciuto dei colleghi, che si accontentano di un anonimo computer portatile. Musica meccanica, danza di ingranaggi, odore di carta, inchiostro e correttore, evidenza del lavoro dell’uomo. Mentre Mura scrive il suo pezzo sulla Grand Boucle arriva ai giornali di settore la notizia che l’ultimo produttore di typewriter, la Godrej & Boyce di Mumbai, a breve chiuderà la produzione industriale. Poi ti capita di sfogliare le pagine di Vogue Italia e leggere del ritorno dell’editoria fatta con la carta, con la calligrafia, con l’illustrazione. Progetti come WATT, in cui la cellulosa e l’inchiostro prendono a calci pixel e PDF, in cui l’artigianato creativo prende il sopravvento sulla sterile operatività. Lavoriam