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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Paperless e paper addicted

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Gianni Mura picchietta allegramente i tasti della sua Olivetti Lettera 32 nella sala stampa del Tour de France. Non è un racconto d’epoca, è il 24 luglio 2011 e Mura scrive il suo pezzo, come tutti gli anni, con la sua macchina da scrivere, sotto lo sguardo divertito e compiaciuto dei colleghi, che si accontentano di un anonimo computer portatile. Musica meccanica, danza di ingranaggi, odore di carta, inchiostro e correttore, evidenza del lavoro dell’uomo. Mentre Mura scrive il suo pezzo sulla Grand Boucle arriva ai giornali di settore la notizia che l’ultimo produttore di typewriter, la Godrej & Boyce di Mumbai, a breve chiuderà la produzione industriale. Poi ti capita di sfogliare le pagine di Vogue Italia e leggere del ritorno dell’editoria fatta con la carta, con la calligrafia, con l’illustrazione. Progetti come WATT, in cui la cellulosa e l’inchiostro prendono a calci pixel e PDF, in cui l’artigianato creativo prende il sopravvento sulla sterile operatività. Lavoriam

Din(amico)

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Qualcuno, come Gianni Mura, mentre fuori sfrecciano biciclette in monoscocca di carbonio disegnate con il CAD, continua a scrivere i suoi articoli, nella sala stampa del Tour de France 2011, con una macchina da scrivere Olivetti Lettera 32. Qualcuno, come Giorgetto Giugiaro, continua a immaginare e disegnare macchine elettriche futuristiche con il suo tecnigrafo ortogonale. Che sia un formato DIN A4 o un formato DIN A0 poco importa, la carta ci è di nuovo amica. Usata con rispetto e con passione, regala emozioni. Viviamo da paperless, sognamo da paper addicted. - Immagine: Lettera 32 Olivetti su Wikipedia - Gianni Mura su Wikipedia - Paperless e Paper addicted: la mia intervista su US - Giorgetto Giugiaro disegna al tecnigrafo per Vogue - WATT: Magazine di carta e inchiostro, parole e illustrazioni

aMDL: Mono(logo)

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Estate. Cena a casa di amici. Aperitivo in terrazzo. Pasta fredda. Aspetti il limoncello sfogliando vecchie riviste abbandonate accanto alla tv. La sua faccia severa attrae la tua attenzione. Incontri dopo tanto tempo le sue parole, già lette, che avevi dimenticato. Ritornano ad essere parole vive, luminose, invitanti, significanti. Un manifesto, un monologo, una dichiarazione di identità, una rivendicazione di unicità, un delirante scroscio di progettualità. Le parole che raccontano noi stessi talvolta lasciano il segno, più potente di qualsiasi logotipo ci possiamo inventare: "Ascoltatemi. Ascoltatemi! Io sono un Designer in Generale e in Generale un Designer. Io dono al mondo la bellezza delle cose utili. Io sono pagato perché voi possiate vivere nel bello, nel comodo, nel soffice, nel funzionale, nel colorato, nell’allegro… Io vi arredo le città, le campagne, il paesaggio, le strade, i palazzi, le case, le stanze, i cessi, le cucine, i tavoli, le sedie, le f

app(unti)

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E' stato un lungo viaggio, durato un anno. Mi guardo indietro e la sensazione è quella della montagna che ha partorito il topolino. Potevo fare più in fretta. Potevo fare meglio. Resta la soddisfazione di aver portato a compimento un piccolo, grande progetto. Resta la soddisfazione di aver coinvolto aziende e persone che stimo. Pensieri unti di sudore, dedicati al design e alla cultura del progetto nella piccola impresa. Un breve viaggio nel nordest laborioso e testardo, nell'europa creativa e nei giovani curiosi. A modo mio. - Appunti di Design Management: eBook