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Visualizzazione dei post da aprile, 2014

La mia Milano Design Week 2014 (emozioni a caldo)

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Riassumere a parole una settimana intensa come quella di quest'anno non è semplice, in primo luogo perché per la prima volta ho partecipato direttamente ad un evento della design week milanese, grazie alla bella collaborazione con l'illustratore Giovanni di Modica e il progetto di coworking JAMKO , realizzato con il supporto di AM Progetti dell' Architetto Joseph D i Pasquale . Non è semplice riassumere questa settimana milanese anche perché per la prima volta ho avuto la possibilità di rimanere in città per tre giorni interi, che ho vissuto camminando per chilometri e chilometri tra i corridoi de iSaloni e tra le strade del Fuorisalone . Non è facile raccontare questa Milano Design Week 2014 perché a parte le emozioni e le sensazioni a caldo, tutte le informazioni raccolte e ingoiate quotidianamente con avidità poi vanno sedimentate, analizzate, contestualizzate. Lasciatemi ancora un po' di tempo per digerirle, e ve le racconterò. Posso dire di aver visto molt

Centre Pompidou e Atelier Brancusi

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Il mio primo incontro con una scultura di Brancusi è stato a Venezia, lo scorso anno, a casa di Peggy , una domenica mattina. Uccello nello spazio . Una forma ancestrale dalle superfici oniriche. Emozione pura. Lo scorso anno avevo incontrato per la prima volta anche il Centre Pompidou , a Parigi, e la fretta, cattiva consigliera, mi aveva fatto saltare l'appuntamento con l' Atelier Brancusi . Quest'anno non ho perso l'occasione per rimediare. Nella sua ricostruzione Renzo Piano utilizza sapientemente le pareti di vetro, senza mai abusarne, per darci degli scorci mai invadenti, per mantenere intatta l'idea di stanza, di involucro indipendente da noi, spettatori non paganti (si, l'ingresso è gratuito). L'effetto a prima vista può sembrare troppo teatrale e scenografico, rischia di lasciare sensazioni di uno spazio morto, immobile, ma i tagli di luce provenienti dal soffitto scaldano l'atmosfera, e in un crescendo continuo di dettagli, dallo studio 1 a

Centre Pompidou e Henri Cartier-Bresson

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Ci sono cose che a riguardarle mille volte, a distanza di tempo, hanno fascino che si aggiunge a fascino, dettagli che si aggiungono a dettagli, come un vecchio film che non stanca mai. Ritorno al Centre Pompidou dopo un anno e i pezzi di arte moderna e arte contemporanea che mi circondano hanno un sapore ancora più pieno della prima volta. Lascio la permanente per raggiungere la galleria dedicata alle temporanee. In mostra c'è una personale del fotografo Henri Cartier-Bresson . Non ho mai amato la storia cronologica delle cose, ma ho sempre adorato le storie delle cose.  Conoscevo Henri Cartier-Bresson solo come un nome che si doveva conoscere, ma non mi ero mai interessato davvero alla sua storia. Questa mostra me ne ha dato l'occasione. La storia di Henri Cartier-Bresson è fatta di istinto, di attimi, di istanti di civiltà che passano davanti ad un obiettivo, rapidi e sfuggenti, ma anche di ricerca, emozione, riflessione sul mondo che ci circonda, sui popoli che lo

La Défense

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Parigi. E' un venerdì mattina. C'è il sole, ma l'aria è gelida, pungente. Prendo la RER direzione La Défense . Fino ad ora ho visto "la City" parigina solo in lontananza, oppure in fotografia. Le scalinate anonime della metro non lasciano spazio ad emozione alcuna, ma appena si iniza a scorgere il cielo inizia a farsi spazio anche l'imponente, grandiosa, soverchiante architettura de La Grande Arche . Tutto intorno è un fiorire di grattacieli, ma il vero, unico, impareggiabile protagonista è lui, La Grande Arche. La gente che affolla le gradinate de La Grande Arche è un brulicare di minuscole formichine. Allungando lo sguardo, oltre giardini, alberi, panchine, si scorge l'arco di trionfo , si scorgono i grandi viali de Champs Elysees . Dal Louvre a la Tour Eiffel , fino al Centre Pompidou , Parigi è un incastro perfetto di tradizione e innovazione, storia, modernità, contemporaneità. Certo, Londra e Parigi hanno spazi e superfici che forse noi, in Ita

Architettura in mostra a Padova: Un weekend con Renzo Piano

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Il mio weekend con Renzo Piano inizia di fronte ad un megaschermo, un sabato di marzo, davanti al Palazzo del Bo . Bella iniziativa il megaschermo in piazza, e la piazza è piena. Dopo una lunga attesa iniza la diretta, e iniziano a parlare, purtroppo, politici e rettori, perché è ovvio, l' esperienza di Volunia non è servita a nulla. Stimo Ivo Rossi ma il suo intervento è inutile e a tratti imbarazzante, come quando descrive Renzo Piano come uno di quelli che non fa precipitare astronavi nelle città, sbugiardato qualche minuto dopo dallo stesso Renzo Piano che racconta divertito gli sguardi della gente all'inaugurazione del Centre Pompidou , definendo il suo progetto, ovviamente, come astronave in mezzo alla città di Parigi. Si, perché alla fine, per fortuna, prende parola lui, il Maestro, l'Architetto Renzo Piano. Prima di lui un caloroso e a tratti commosso intervento del padre di Barbara , che ha il merito di aver portato nella mia città, Padova, una interessante d