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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Creatività: Generazione collage, in bilico tra analogico e digitale.

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Chi come me è nato negli anni settanta o nei primi anni ottanta ha ben presente cosa vuol dire analogico e cosa vuol dire digitale . Chi è nato prima di noi fa fatica a comprendere profondamente il significato della parola digitale, chi è nato dopo di noi fa fatica a comprendere pienamente la parola analogico. Parafrasando Rudy Bandiera e il suo recentissimo libro Web 3.0 la nostra è una generazione fortunata, abbastanza matura da aver vissuto una quotidianità completamente offline, ma abbastanza giovane per capire fino in fondo il mondo online. Austin Kleon , giornalista e blogger statunitense, fa parte di questa nostra generazione. Nei suoi due libri Steal like an artist e il recentissimo Show your work Austin Kleon ci racconta meravigliosamente quanto sia affascinante esplorare un mondo fatto di materia e di bit, quanto sia bello esprimere noi stessi attraverso la materia e attraverso i bit. Austin Kleon nello studio di casa ha due scrivanie. Una scrivania è totalmente analo

Internet, web, socialmedia: capire il presente e il futuro digitale

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Non importa a che generazione appartieni, se in questo momento, mentre scrivo questo post, sei vivo, internet è lo strumento tecnologico che più di tutti ha cambiato la tua vita. Non importa a quale classe sociale appartieni, se vale il presupposto che la conoscenza è il bene con il più alto valore esistente al mondo, il web ha dato la possibilità a chiunque di diventare ricco (non solo filosficamente, ma materialmente). Non importa sei sei bello, brutto, magro, grasso, timido o espansivo, simpatico o antipatico, i social media ti hanno dato la possibilità di esprimerti e di creare interazioni con il mondo intero. Queste tre definizioni di internet, web e social media, anche se brevi, imprecise e semplicistiche, dovrebbero come minimo stimolare curiosità, se non addirittura stupore, nella maggior parte delle persone che vivono il nostro tempo, quotidianamente, ogni volta che si usa uno smartphone, un tablet, un pc. Invece mi capita ancora troppo spesso di incontrare persone anche di g

Cultura e innovazione: Musei asociali

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Vi siete mai chiesti per quale motivo non si possono fare foto in moltissimi musei? Io me lo chiedo tutte le volte e ogni volta non riesco a trovare un motivo valido che giustifichi questa antipatica asociale abitudine. Non sono un esperto di conservazione museale ma mi è capitato, per lavoro, di collaborare alla realizzazione di allestimenti espositivi e anche alla realizzazione di laboratori di restauro. Le opere più delicate vengono debitamente isolate con vetri, pannelli o teche protettive che isolano o proteggono da umidità, raggi UV, polvere e altri agenti potenzialmente pericolosi. Se un opera è appesa senza alcuna particolare protezione è perché quell'opera, come dire, se lo può permettere. Di sicuro una foto fatta con un cellulare non danneggia nulla,  più che altro danneggia (così dicono...) qualche diritto di copyright e le tasche dei bookshop e artshop museali. Riassumendo, i musei ci impediscono di portare a casa un ricordo e molto spesso ci impediscono di fare per

Comunicare: pubblicità, sesso, bugie e videotape

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Ieri mi sono imbattuto in alcune cose interessanti che riguardano la comunicazione, il vendere, l'informare, l'essere femmina, maschio, cittadino, contribuente. Nel pomeriggio leggo un tweet di Valentina Cinelli , web editor specializzata in comunicazione, che rimanda ad un articolo del corriere.it su una pubblicità giudicata sessista. Il mio giudizio, da maschio mediamente istruito, mediamente acculturato, tendenzialmente non bigotto (non credo di essere un maschilista, ma il giudizio lo lascio a voi, dopo aver letto questo post) è che in fondo usare un culo o delle tette fuori contesto per comunicare un prodotto non sia tanto il frutto di una mentalità sessista o maschilista, ma semplicemente il frutto di un pessimo lavoro, e basta. Sinceramente un manifesto con un paio di chiappe di ragazza in costume abbinate ad un succo di frutta urta molto meno la mia sensibilità rispetto ad una pubblicità con Kevin Costner che brandisce il suo pene / grissino sotto lo sguardo langu