Storie: Miguel e il Monster

Vent'anni fa il designer argentino Miguel Galluzzi spoglia una moto e crea un mito: Ducati Monster. Non voglio raccontarvi la storia di questo successo che dura da due decenni, voglio raccontarvi la mia storia. Da qualche anno ho una Ducati nel mio garage: Monster 696. Il 696 è il primo Monster di seconda generazione, la generazione nata dal centro stile Ducati, non dalla matita di Miguel Galluzzi. Ci ho pensato molto di fronte a quella vetrina... 695 (vecchio modello, disegnato da Galluzzi) o 696 (nuovo modello, centro stile Ducati)? Tradizione o innovazione? Ho scelto il secondo, ho scelto la novità, e non me ne pento, ma non avrei avuto nessun pentimento anche se avessi scelto diversamente, lo so. La moto nuda mi piace, il Monster mi piace... L'ho sognato da ragazzo, durante il liceo, e ho coronato questo piccolo sogno da adulto, qualche anno più tardi. Lo stesso anno in cui ho messo in gioco me stesso, ritornando sui banchi di scuola, i banchi di Scuola Italiana Design. Quell'anno al Master tra le aziende partner c'è Aprilia. Un progetto interessante: ricerca estetica, grafica, materica, sensoriale. A presentare il brief del progetto c'è lui, un gigante mansueto, sorridente, silenzioso: Miguel Galluzzi, da qualche anno passato ad Aprilia. Qualche settimana più tardi presentiamo i concept ad Aprilia, e c'è ancora lui, Miguel, attento e silenzioso. Gli stringo la mano, quella stessa mano dalla quale è partito tutto... Racconto le mie idee e i miei concept a Miguel, emozionato... Lo guardo negli occhi, gli occhi che hanno spogliato pezzi di carena uno ad uno, fino ad arrivare al mito... 


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