Generazione X

I nodi stanno venendo al pettine. La mia generazione, la famosa (o famigerata?) "generazione x" inizia a scontrarsi per i posti che contano. Politica, economia, finanza, arte, musica, design... inizia ad esser visibile il fermento. Negli anni che ci avvicinano al 2020 ci giochiamo tutto, tutti, nel bel mezzo di una crisi epocale. Apatici, superficiali, un po' ignoranti, sicuramente narcisisti, talvolta arroganti, spesso permalosi, noi della generazione x siamo cresciuti con le musicassette e abbiamo inventato gli mp3, abbiamo visto la tv in bianco e nero e abbiamo inventato gli smartphone, abbiamo riempito le università come fuori corso e abbiamo seminato il virus dell'open source, ci siamo fatti stirare le camicie dalla mamma e abbiamo reso possibile l'e-commerce... Della mia generazione in politica si parla molto in questi giorni, con personaggi come Renzi, Meloni e con i giovani attivisti del movimento 5 stelle nelle prime pagine dei giornali. Si parla poco del passaggio generazionale nelle aziende e nella società civile. Nelle aziende (per testimonianza diretta) il momento è importante. Sotto le manganellate della crisi ci si ritrova a dover immaginare un proprio progetto partendo da quello dei propri predecessori, con addosso l'ansia da prestazione e con il peso dell'inarrivabile esperienza dei padri da colmare in poco tempo, con poche risorse, anche se con molte idee. Dare il meglio in un progetto creato da altri non è semplice, soprattutto perché questo passagio generazionale capita in un tempo in cui il futuro è incerto. Qualcuno di noi si è lasciato andare e si è adagiato sugli allori, altri stanno cercando di realizzare i loro sogni, talvolta sulle spalle di giganti, talvolta sulle spalle di nanetti. E' arrivato il nostro tempo, e un po' ce la facciamo sotto. Quello che ci tranquillizza è che in fondo siamo consapevoli di essere inferiori ai nostri padri in molte cose, ma in molte altre cose sappiamo di essere indiscutibilmente migliori. Siamo nati italiani e siamo cresciuti europei, abbiamo imparato il dialetto, l'italiano e l'inglese. Abbiamo amici in tutto il mondo, siamo connessi con il mondo, raccontiamo noi stessi a tutto il mondo. Siamo un po' ignoranti in storia e in grammatica ma rispettiamo i nostri amici omosessuali che si vogliono bene e vogliono farsi in qualche modo una famiglia. Non andiamo a messa la domenica, siamo affamati di sesso, siamo fighetti, tamarri e po' volgari, ma rispettiamo i nostri amici di razza e religione diversa e giriamo le capitali d'europa e del mondo mangiando i cibi del luogo senza andare a caccia di ristoranti italiani, condividiamo le nostre emozioni e ci sentiamo a casa ovunque ci sia arte, musica, creatività, senza doverci chiudere in ghetti e recinti autoreferenziali. Spendiamo un sacco di soldi in telefonini e aperitivi, ma non ci piace fare la guerra. No non siamo tutti così, come in tutte le generazioni c'è di tutto e di più. Ma il futuro è nostro, di quelli di noi che sono fatti così. E se qualcuno di voi padri ha paura di noi, della nostra superficialità e del nostro essere un po' scansafatiche, se avete paura di lasciare il vostro mondo in mano a dei cazzoni, beh forse avete ragione. Purtroppo per voi, per quelli di voi perlomeno che sono gelosi delle loro cose, abbiamo dalla nostra parte un alleato potente: il tempo. Prima o poi il nostro momento verrà, e allora il mondo sarà forse più povero, ma probabilmente migliore.


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