Salone del Mobile 2013: tra museale e contract

Scendo dalla Metro, salgo le scale, mostro il mio barcode stropicciato all'ingresso e mi infilo subito tra i padiglioni della Fiera senza una meta precisa, per vedere l'effetto che fa. Con lo sguardo ormai assuefatto da anni di fiere e showroom di arredamento, trovare qualcosa di davvero innovativo tra i corridoi del Salone del Mobile è davvero complicato, forse perché in fondo quel qualcosa non c'è. Ma non è necessario essere innovativi sempre e comunque, spesso la coerenza è più importante dell'innovazione fatta a tutti i costi, fatta male. Molti segnali di coerenza ci sono, fortunatamente. Coerenza tra prodotto, brand, comunicazione e allestimento. Coerenza degli stand con il momento difficile del'economia e della società, con allestimenti ampi, raffinati, ma non eccessivi... Si lascia spazio al sogno, non alle illusioni. Ovviamente non è sempre così, con alcune proposte banali, arroganti, che talvolta sfiorano persino il cattivo gusto, trasformando in certi casi (isolati) la Fiera in una sorta di Ikea per sceicchi. I veri protagonisti del Salone del Mobile 2013 sono i sistemi e gli oggetti. Da un lato le aziende propongono sistemi integrati di interior design dedicati al contract avanzato, dall'altro sottolineano il valore del singolo oggetto d'arredo, con allestimenti al limite del museale. Sistemi per il b2b e oggetti per il b2c, questa la ricetta generale del Salone del Mobile 2013. Niente di nuovo, ma va bene così. Cammino velocemente tra gli stand e mi fermo solo per fare quattro chiacchiere con vecchi amici e colleghi. In fondo, come conferma anche Fabio Novembre alle telecamere di Rai5, il Salone del Mobile ha perso da tempo la sua natura commerciale per divenire sempre più luogo di incontro, di socialità, di confronto, talvolta di emozioni.





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