Incubatori e start-up: H-Farm

Incubatore di start-up IT
Start-up, incubatori, acceleratori, agenda digitale, digital divide, innovazione, reti d'impresa, coworking, venture capital... in questi ultimi mesi, complice la crisi, sono parole che rimbalzano nei media senza controllo e spesso senza senso. Non voglio entrare nella polemica dei finanziamenti pubblici alle start-up, non voglio fare confronti tra iniziativa pubblica e privata, non voglio fare previsioni, non voglio dare giudizi, non voglio sponsorizzare o criticare, voglio solo raccontare un'atmosfera.
Grazie a Desall ho avuto la possibilità di respirare l'aria che tira in un incubatore ad iniziativa privata, a due passi da casa: H-Farm. Dimentichiamoci per un attimo dei risultati, del ROI, delle regole del project management. Quello che colpisce di H-Farm è proprio l'atmosfera giovane, dinamica, informale, propositiva, attiva, costruttiva. E' un paese, il nostro, in cui vige in gran parte dei casi la regola del più furbo, del più paraculato, la regola delle amicizie e delle raccomandazioni, l'abitudine alla paura e alla rendita di posizione, in cui regnano fannulloni e accidiosi. In H-Farm basta guardarsi intorno per pochi istanti per percepire sensazioni che parlano di fiducia e possibilità. Ci siamo dimenticati il valore dell'esempio, ci siamo dimenticati che chi non fa non sbaglia e che sbagliando si impara. Di fronte a questo cambio di prospettiva i risultati possono davvero passare in secondo piano, perché prima di tutto abbiamo bisogno di sapere che è possibile farcela con la forza delle idee, del sacrificio e della passione. Abbiamo bisogno di ripulire un ecosistema economico drogato dalla finanza e dalle lobbies, abbiamo bisogno di creare nuove possibilità di crescita, di immaginare nuove frontiere da raggiungere e superare. Prima o poi i risultati arriveranno. Anzi, a quanto pare stanno già arrivando.


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