Centre Pompidou e Henri Cartier-Bresson

Ci sono cose che a riguardarle mille volte, a distanza di tempo, hanno fascino che si aggiunge a fascino, dettagli che si aggiungono a dettagli, come un vecchio film che non stanca mai. Ritorno al Centre Pompidou dopo un anno e i pezzi di arte moderna e arte contemporanea che mi circondano hanno un sapore ancora più pieno della prima volta. Lascio la permanente per raggiungere la galleria dedicata alle temporanee. In mostra c'è una personale del fotografo Henri Cartier-Bresson. Non ho mai amato la storia cronologica delle cose, ma ho sempre adorato le storie delle cose.  Conoscevo Henri Cartier-Bresson solo come un nome che si doveva conoscere, ma non mi ero mai interessato davvero alla sua storia. Questa mostra me ne ha dato l'occasione. La storia di Henri Cartier-Bresson è fatta di istinto, di attimi, di istanti di civiltà che passano davanti ad un obiettivo, rapidi e sfuggenti, ma anche di ricerca, emozione, riflessione sul mondo che ci circonda, sui popoli che lo abitano, sulle persone che lo vivono quotidianamente. E' considerato, con i suoi colleghi fondatori di Magnum  Photos, Robert Capa, George Rodger, David Seymour, William Vandiver, tra i più importanti pionieri del fotogiornalismo. Il percorso fotografico in mostra al Centre Pompidou abbraccia tutta la vita personale e professionale di Henri Cartier-Bresson raccontando una grande storia di vita, dai momenti più esplosivi caratterizzati da immediatezza e freschezza, passando per la riflessiva e cruda indagine su attimi di storia, uomini, popoli, fino alla ricerca del profondo significato delle cose, nell'anima delle persone, e in se stesso. Un racconto affascinante, in bianco e nero, in cui ogni tonalità di grigio, ogni punto di luce, ogni punto d'ombra, ha significati eclatanti e nascosti, ha empatia coinvolgente.

- Immagine: le foto di Henri Cartier-Bresson prossimamente a Roma, Ara Pacis.

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