Cultura e innovazione: la notte, è tutto un po' più bello.

E' in arrivo la sera, sono a Tivoli. La città è bella, anche se storia e modernità, arte e quotidianità, ogni tanto vengono affiancate senza gusto e senza attenzione. Come quel locale all'angolo di un edificio antico, che vomita nella piazza i decibel di un fastidioso karaoke, o come quel contrasto sibillino tra un ristorante pomposo e delle splendide antiche rovine, o l'intrigante scultura di Arnaldo Pomodoro circondata da bancarelle dal sapore dozzinale. La città è frizzante, lo struscio è nel vivo. Non c'è coda, invece, per entrare a Villa d'Este. Ma le 27 sale della villa e i 36 punti significativi del suo spettacolare giardino sono tutt'altro che abbandonati alla solitudine. C'è molta gente tra i corridoi e ancor di più tra i vialetti, guidati dalle luci tenui e dal rumore rigoglioso dell'acqua. Il panorama sulle luci di Roma è da togliere il fiato. No, le persone intorno a me non sono fantasmi e io non sono sul set di Una notte al museo. E no, non è un'occasione speciale, non è una notte bianca. A Villa d'Este l'apertura serale è una bella, consolidata abitudine. Perché limitarsi ad emozionare di giorno, quando abbiamo a disposizione una scenografia così potente come quella della notte? Si sa, la notte rende tutto più bello.

Archivio: musei asociali

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