Il Design Italiano oltre la crisi

La parola crisi è entrata ormai nel nostro vocabolario quotidiano radicandosi profondamente nelle nostre abitudini e nel nostro pensiero. Triennale Design Museum mette in scena Il Design Italiano oltre la crisi, con un percorso che analizza la risposta del design italiano alle crisi del secolo scorso e dei nostri giorni. Dagli anni trenta agli anni settanta del novecento fino agli anni zero del nuovo secolo, ad ogni crisi coincide una parola chiave: autarchia, austerità, autoproduzione. L'allestimento è cronologico e il primo impatto con gli anni trenta è per me molto forte. Se anni settanta e anni zero sono parte integrante della mia vita vissuta, gli anni trenta sono per me perlopiù pagine di libri di storia (del design e non) con immagini in bianco e nero. Trovarmi di fronte agli oggetti che descrivono un tempo non mio è emozionante. Riscopro la forza di una creatività atavica, se proporzionata alla breve storia del design. Ma la carica dirompente di questa mostra è soprattutto nella continuità che queste origini ritrovano negli anni settanta e soprattutto negli anni zero, anni che ribadisco mi sono ovviamente familiari, ma che riletti con una chiave di lettura più profonda, acquisiscono un significato più chiaro e mi regalano una inaspettata consapevolezza. E mentre cammino tra i corridoi della Triennale e i suoi allestimenti temporanei in OSB, mi viente in mente un intervista di Fabio Novembre per il Salone del mobile, nella quale Fabio ricorda le nostre origini e la memorabile mostra al MOMA di New York sul design italiano: Italy, the new domestic landscape. Noi siamo fatti così, e ce lo stiamo dimenticando. Senza scomodare l'ormai noioso concetto della crisi che equivale a nuove opportunità, da piccolo imprenditore e da designer questa mostra sulle crisi e della crisi mi ha dato nuova energia evocativa e nuova sostanza progettuale su cui riflettere e agire. Se è vero che per campare va fatto il compitino quotidiano e va progettato e venduto ciò che il mercato vuole, è altrettanto vero che non si può violentare la nostra natura ancora a lungo e vanno riscoperte le origini del nostro design, della nostra anima e del nostro cuore. La creatività, l'arte, l'artigianalità, sono parti integranti del nostro DNA, noi siamo e dobbiamo tornare ad essere insieme conformisti, riformisti, contestatori, e chi per sopravvivere alla crisi lo ha rapidamente dimenticato, semplicemente non ha capito un tubo.



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