Architettura: la Biennale di Rem Koolhaas
Questa 14ma Biennale Internazionale di Architettura di Venezia è ormai agli sgoccioli, chiude domani, e io non ho ancora capito se mi è piaciuta oppure no. Concettualmente non fa una piega, è strutturalmente legata alla passata edizione che titolava "Common ground", proseguendo dal terreno verso il tetto questa "Fundamentals" ci accompagna pezzo per pezzo, tra l'altro in perfetto divenire con la sorella Biennale d'Arte dello scorso anno, che con il "Palazzo Enciclopedico" ci aveva già abituati ad un approccio di questo tipo. Concetti a parte, questa biennale mi è sembrata a tratti troppo sperimentale e a tratti troppo reazionaria, una dicotomia che poteva essere molto interessante, se ben raccontata, ma la mia sensazione è stata piuttosto quella di smarrimento. Le cose interessanti non sono mancate, anzi, quello che non ho colto è stato il filo del racconto. Inoltre questa edizione, più di altre che ho avuto modo di visitare, sembrava escogitata espressamente per andare contro chi, me compreso (me tapino), la visitava nella classica formula "turistica" dei due ingressi singoli ai Giardini e all'Arsenale. Molte (troppe?) cose necessitavano approfondimento, letture importanti, lunghe visioni, insomma serviva molto (troppo?) tempo. Molti (troppi?) spazi dedicati al confronto, alle parole, alla dialettica. Chi ha potuto usufruire al meglio questa Biennale? Forse professori e studenti di architettura, forse qualche professionista, e in questo non c'è nulla di male. Ma se "Fundamentals" voleva non solo riportare studenti, studiosi e professionisti dell'architettura ai fondamentali della disciplina, ma anche avvicinarsi e raccontarsi alla gente, allora in qualche modo ha fallito. Ha fallito illudendo chi come me ha solcato per una sola volta quei corridoi e quelle sale di poter far parte del progetto, creando un distacco, mettendo addosso il dubbio che si stessero elemonisando cose semplici perché in fondo anche noi "architetti per un giorno" si potesse capire qualcosa. Le emozioni non sono mancate, per una volta i Giardini mi hanno colpito più dell'Arsenale, e all'Arsenale mi è piaciuta molto la poetica dell'allestimento al padiglione Italia curato da Cino Zucchi. Forse è stata solo una mia sensazione, ma in certi momenti di questa 14ma Biennale di Architettura mi sono sentito escluso. E' per questo che in apertura ho piazzato una foto di Rem Koolhaas e non una foto della Biennale, l'ho fatto perché mi è sembrato che questa Biennale fosse più per lui che per noi, e questo mi dispiace un po'.
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