Appunti di Workplace Design: #2 Progettare l'ambiente ufficio

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Un progetto di workplace design innovativo deve avere un approccio olistico, deve individuare i valori fondamentali di un azienda e trasferirli in idee spaziali, architettoniche, di arredo, di layout. Tutto quanto ci circonda dialoga con il nostro progetto. L’architettura ci permette di tradurre idee e valori in strutture, l’interior design di trasferire emozioni e sensazioni in ambienti, oggetti e interazioni.

Il processo di innovazione si può sintetizzare in tre fasi fondamentali: la ricerca di stimoli creativi e progettuali, lo sviluppo delle idee, la concretizzazione del concept. Ogni progetto ha caratteristiche peculiari difficilmente generalizzabili, ma la fase iniziale di ricerca e analisi è senza dubbio la fase più decisiva per il raggiungimento di un risultato finale davvero innovativo. A titolo di esempio possiamo suggerire una approfondita analisi sensoriale dei colori, profumi, suoni, materiali e sapori che vivono il luogo in cui deve sorgere il nostro nuovo workplace. Deve essere attuato uno studio del contesto esistente, valutandone le proporzioni, i volumi geometrici principali, la luce e le ombre, i pieni e i vuoti, i contrasti e le assonanze. Paesaggio esterno, architettura dell’involucro e interior design devono saper dialogare tra loro e raccontare i valori dell’azienda. E’ inoltre fondamentale attuare processi di condivisione progettuale attraverso riunioni preliminari informali, meeting, sondaggi interni; una progettazione partecipativa che non deve essere dispersiva ma fermamente guidata dal design management, che deve guidare la discussione focalizzando le energie sulle priorità progettuali.

Il primo studio da effettuare è sulle barriere che limitano la contaminazione culturale e sociale in azienda. Le barriere non dovranno essere banalmente abbattute, ma sensibilmente abbassate e studiate nel dettaglio per favorire un flusso sociale e culturale dinamico, senza intaccare un corretto impianto gerarchico di responsabilità e leadership.  Tra le soluzioni concrete a queste necessità di contaminazione troviamo ad esempio la realizzazione di spazi comuni per la condivisione di attività extra lavorative. Non dobbiamo però limitarci a pensare esclusivamente ad una palestra o una biblioteca aziendale, come altrettanto banale è affidarsi ad esperienze di gruppo generiche. Queste soluzioni sono senz’altro interessanti, ma superficiali. Più profondo è il livello di condivisione tra individui, maggiore sarà il potenziale propulsivo dell’esperienza. Dedicatevi quindi a progettare passioni ed emozioni da condividere, anche con l’esterno. Avete in mente un nido aziendale? Spingetevi oltre, ideate laboratori tra genitori e figli, tra educatori e famiglie. Se la realtà per cui state progettando è troppo piccola per permettersi servizi di questo tipo, rompete gli indugi e pensate ad un programma integrato tra più aziende o professionisti. Solo attraverso sfide culturali e sociali possiamo davvero stimolare delle relazioni tra individui potenzialmente propulsive.

Tra le iniziative più importanti per stimolare la crescita culturale c’è senza dubbio la condivisione del sapere. Senza intaccare elementi di know-how strategici dell’azienda è possibile condividere esperienze, contenuti, professionalità.

Per il benessere degli individui dovranno essere affiancati ai progetti di condivisione anche dei progetti di valorizzazione. Valorizzare le caratteristiche peculiari di un individuo porta ad una maggiore produttività e ad un maggiore coinvolgimento del singolo nel progetto comune. Per appagare la naturale propensione di ogni uomo all’individualità si possono progettare spazi e iniziative che portano a responsabilizzare il soggetto (attraverso la realizzazione di postazioni singole liberamente configurabili o attraverso progetti di valorizzazione della programmazione lavorativa personale ecc.).

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Nel prossimo post: #3 Progettare i processi aziendali

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