Turismo (e non solo): possibili scenari per il Marketing post-pandemico

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Immaginare possibili scenari operativi post-pandemici per il settore del turismo, ad oggi, non è cosa semplice. Di certo è già possibile riflettere sulle dinamiche di comunicazione con le quali il settore del turismo (e non solo) dovrà agire nel breve e nel medio-lungo periodo.

Ne ha parlato ad esempio il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia nella conferenza stampa di ieri, indicando alcune parole chiave (riassumo): servizi, sicurezza, turismo domestico, attrazione del turismo dall'estero attraverso l'utilizzo di opinion leaders.

Sono certo della buona fede del Presidente Zaia nell'indicare come fondamentale strumento di comunicazione quello degli opinion leaders e influencers. Il problema è che non ha senso identificare a priori lo strumento con cui aggiustare un danno, se prima di tutto non abbiamo analizzato in profondità di che danno stiamo parlando, le sue cause, e soprattutto come vogliamo manutenere e preservare per il futuro ciò che stiamo aggiustando. Lasciando da parte ogni giudizio politico, il Presidente Zaia ha avuto il merito, in questa emergenza covid19, di dare ascolto ai tecnici per poi elaborare decisioni politiche. Mi auguro quindi faccia lo stesso anche per gestire il rilancio del settore turismo nel Veneto.

Non sono uno specialista nel settore del turismo, mi limiterò quindi a delineare alcune macro-dinamiche di comunicazione per poi giungere ad una conclusione specifica, valida per il turismo, e non solo. Io ho iniziato ad indagare il mondo del social media marketing a partire dal 2012. Ho iniziato a discuterne e scriverne a partire dal 2013, inserendo queste tematiche in modo strutturale in tutte le occasioni di formazione e consulenza da quel momento in avanti.

Qual è il peso dell'influencer nella società dell'immagine?
Cos'è il fenomeno del micro-blogging?
Cos'è il personal branding?

Rileggendo quanto ho scritto ben 7 anni fa, a parte qualche modesta differenza data dal passare del tempo (come la crescita esponenziale di Instagram, il percorso di Twitter, la nascita di altri social network, l'importanza dei video nella comunicazione, ecc.) per il resto dal punto di vista "strutturale" la comunicazione non è cambiata poi così tanto.

Se qualcosa è davvero cambiato in questi anni è il rumore di fondo, e la polverizzazione dei potenziali mercati. Per farsi ascoltare c'è bisogno di urlare sempre più forte, o di identificare con precisione chirurgica il gruppo giusto di persone a cui sussurrare nell'orecchio.

Si parla ormai sempre più spesso di micro-nicchie e di micro-influencer.

Siamo davvero sicuri quindi, che per rilanciare il turismo in uno scenario pandemico e post-pandemico come quello che stiamo vivendo sia decisivo il ruolo degli opinion leaders?

Leggiamo cosa dice Wikipedia, tra le altre cose, nella definizione di opinion leader:

"L'opinion leader è un utente attivo dei media che interpreta il significato o il contenuto dei messaggi mediatici per utenti medio-bassi dei media."

Avete letto bene: per utenti medio-bassi. L'opinion leader crea ulteriore rumore di fondo. Attenzione, non significa che sia inutile o peggio ancora dannoso per il nostro scopo. Semplicemente non è l'unica soluzione ai nostri problemi e soprattutto è molto discutibile il fatto che possa essere la soluzione più efficace.

L'utilizzo di opinion leaders e di influencers deve quindi essere gestito all'interno di un progetto di marketing strategico più ampio, che deve essere declinato anche e soprattutto con azioni mirate di micro-blogging e di creazione di contenuti efficaci, empatici, mirati per una moltitudine di micro-nicchie di potenziali utenti/clienti. Semplificando: uno specifico linguaggio, messaggio, contenuto, e selezione di media, uno specifico pacchetto di strumenti, per ogni specifico potenziale target. L'amante del mare e quello della montagna sono target differenti, così come quello che ama il mare può essere un giovane amante dell'aperitivo in spiaggia oppure un padre di famiglia alla ricerca di altri servizi rispetto allo spritz in riva al mare. 

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Ma soprattutto, e questa è la vera, unica, fondamentale domanda, che tipo di turismo vogliamo ricostruire? Quello delle folle che accalcano le calli di Venezia e le spiagge di Sottomarina per un selfie, oppure un turismo selezionato, dal valore aggiunto più consono ad un territorio come quello Veneto, e più in generale italiano, ricco di eccellenze artistiche, enogastronomiche, paesaggistiche, naturalistiche, ma allo stesso tempo ricco di fragilità?

Ci vuole una visione, una strategia. Le singole azioni tattiche verranno di conseguenza.

Domandiamoci quindi nel turismo, e non solo, che idea di futuro abbiamo?


La mia opinione personale?
"Weniger, aber besser."
Meno, ma meglio.



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